“Prevenire è meglio che curare”.
Chi ha almeno quarant’anni di età si ricorderà sicuramente questa frase, estratta dallo spot di un famoso dentifricio. Nell’epoca d’oro della pubblicità – gli anni 80, appunto – questo claim era diventato un autentico tormentone. Ma al di là della sua efficacia nell’incremento delle vendite di quel dentifricio, prevenire è meglio che curare è un’acclarata verità. Ed è forse la miglior risposta alle due domande che faranno da filo conduttore in questo episodio e nel prossimo. E cioè: perché i denti si ammalano? E perché si perdono?
Anzitutto cominciamo col dire che nella maggior parte delle persone i denti iniziano ad ammalarsi in tenera età, quando ancora si hanno i denti da latte (i cosiddetti decidui, che poi – come tutti sanno – vengono sostituiti dai denti permanenti). Se poi, purtroppo, anche questi ultimi di ammalano, la loro perdita è definitiva perché non possono più essere sostituiti. Le malattie che hanno colpito i denti da latte si ripresentano anche sui permanenti. E allora chiediamoci quali siano queste malattie e soprattutto perché non si curano – o meglio, non si prevengono fin da piccoli così da evitare di perdere i denti?
Le malattie maggiormente responsabili della perdita dei denti nel bambino e nell’adulto due: la carie e la malattia parodontale. La prima è la malattia dei tessuti duri del dente (cioè smalto, dentina, cemento radicolare), la seconda è invece quella dei tessuti di supporto (legamento parodontale, osso alveolare, gengiva). Possiamo definirle come malattie croniche e di natura progressiva. Croniche perché iniziano a presentarsi nei bambini già quando sono molto piccoli, e senza interventi di prevenzione si trasformano in condizioni permanenti che si ripresentano anche successivamente: durante l’adolescenza e l’età adulta, fino alla vecchiaia.
La questione non è di portata esigua. Anzi, il contrario: al mondo ne soffre la metà della popolazione. Parliamo di 3 miliardi e mezzo di persone. Questo dato è stato reso noto dal Global Burden of Disease nel 2015, riguardo a individui affetti da patologie dentali prevalentemente non trattate, sia dei denti decidui che permanenti. Si parla di carie, di malattia parodontale severa, e di conseguente mancanza totale o parziale dei denti
Per curare o prevenire una malattia è necessario conoscerne le cause e i fattori di rischio. Quindi dobbiamo chiederci quali siano appunto le cause della carie e della malattia parodontale. La risposta è semplice: entrambe sono malattie infettive (cioè causate da batteri) e ad eziologia multifattoriale. Cosa significa? Che oltre ai batteri, allo sviluppo della malattia concorrono necessariamente altri due fattori: uno è la predisposizione individuale, l’altro è l’eccessivo consumo di cibi e bevande zuccherate. E su questo punto molto è in nostro potere. Anzi, diciamo tutto. Proprio questo ci dà la risposta a un’altra domanda: abbiamo a disposizione gli strumenti per agire su questi tre fattori? La risposta è sì. E però da qui nasce un’ulteriore domanda: perchè 3,5 miliardi e mezzo di persone sono colpite dal quelle malattie? Quegli strumenti, quindi, sono utilizzati male o non utilizzati?
La risposta è logicamente affermativa, ma proviamo ad articolarla con un minimo di analisi. In primo luogo, constatiamo che – malgrado la comunicazione e gli spot come quello che abbiamo ascoltato a inizio episodio – manca una cultura della prevenzione odontoiatrica sia tra i professionisti sia tra i pazienti. Non a caso, l’obiettivo di “Addenta la salute” è in primis la diffusione di questa cultura.
E qui veniamo al secondo punto: l’odontoiatria nasce come scienza chirurgica, interventista (che vede anticamente il dentista come quello che ti cavava i denti). Adesso non è così, ma resta l’impostazione secondo la quale l’odontoiatra visita il paziente, fa una diagnosi di malattia e propone una cura. La prevenzione è considerata in un secondo momento, dopo la cura (quando addirittura non è proprio prevista). Insomma, è come se le malattie della bocca fossero forme acute da curare e basta, magari in una o poche sedute. In pratica: c’è una carie, il dentista fa l’otturazione o, se la carie è profonda, la devitalizzazione; se il dente non è curabile si toglie e si mette un impianto e la cura finisce lì. E il paziente si risiederà sulla temuta poltrona quando ci saranno altri problemi su altri denti.
Terzo punto: il peso dell’economia. Detto in termini concreti: in molti Paesi l’impatto delle multinazionali che vendono prodotti zuccherati è più forte dell’azione delle politiche sanitarie e degli organi di governo sulla prevenzione odontoiatrica. Infine, un ultimo punto: i falsi miti. Ce ne sono tantissimi sui quali si basa un’idea precisa: la perdita dei denti è un evento inevitabile e fisiologico. Ovviamente è un’idea sbagliata. Come sappiamo l’obiettivo di “Addenta la salute” è – tra gli altri – sfatare questi falsi miti. Nel caso di carie e malattie parodontali lo faremo nel prossimo episodio, quando scenderemo nei dettagli della prevenzione e della cura.
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