Nel 2010 la carie (non curata) è stata la decima patologia, con una prevalenza pari al 9%, nella popolazione pediatrica mondiale. L’incidenza globale standardizzata per età è stata di oltre 15mila casi per 100.000 bambini/anno. Nel 2015, la prevalenza della carie (sempre non curata) nei denti da latte era invece del 7.5%, con un picco nei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni. In Italia, nel 2006 la prevalenza era del 21.6% negli individui di 4 anni e del 43.1% negli individui di 12 anni.
Al pari di altre malattie del cavo orale, la carie mostra un andamento cronico e progressivo, strettamente correlato al contesto sociale e agli stili di vita. Prevale quindi in contesti di forte povertà ed emarginazione, di poca disponibilità di servizi odontoiatrici, e quindi scarso accesso alle relative cure.Al contrario, la carie è meno prevalente nei paesi ad alto reddito, laddove c’è maggiore accesso alle cure odontoiatriche e dove queste sono specializzate o caratterizzate da alta tecnologia.
Ma cos’è la carie? In generale possiamo definirla come una patologia multifattoriale a carattere infettivo che può colpire i denti di persone di tutte le età, compresi i bambini piccoli. Peraltro, è la malattia non trasmissibile più diffusa tra i bambini di tutto il mondo e colpisce sia i denti decidui (denti da latte) sia i denti permanenti.
La carie si forma in seguito a uno squilibrio dell’ecosistema orale che porta alla proliferazione di microrganismi “cariogeni” e all’iniziale demineralizzazione dello smalto. La sola terapia, cioè la cura del segno clinico della malattia – in altre parole, l’otturazione – non influisce, se non marginalmente, sullo stato infettivo. Ciò comporta che il rischio di sviluppare nuove lesioni cariose persiste fino a quando non si interviene sulle cause della malattia.
Al contrario una corretta gestione della carie prevede una valutazione del rischio proprio di ogni individuo di svilupparne di nuove. Le misure preventive comprendono modalità per ridurre la possibilità di procurarsi nuove lesioni e procedure per arrestare la progressione delle lesioni in fase iniziale.
Parlando di carie della prima infanzia o dei denti decidui, bisogna dire che colpisce i denti dei bambini di età inferiore ai sei anni. Secondo il Global Burden of Disease Study del 2017, più di 530 milioni di bambini nel mondo ne sono affetti. Tuttavia, poiché i denti decidui vengono persi, per molti anni non si è data adeguata importanza al fenomeno. Fortunatamente, la carie di questi denti è prevenibile, agendo sui fattori di rischio che sono gli stessi di altre malattie dell’infanzia (per esempio, lo zucchero, che riguarda anche l’obesità).
La carie dei denti decidui differisce da quella che si manifesta nei bambini più grandi e negli adulti per il suo rapido sviluppo, per la diversità dei fattori di rischio e per il controllo della malattia. Abbiamo visto poco sopra che le cause sono fortemente determinate da fattori socio-comportamentali, economici, ambientali: insomma, quei fattori noti come i determinanti sociali della salute. La carie dei denti decidui è anche fortemente influenzata dai comportamenti e dalle pratiche sanitarie dei bambini, delle famiglie e di chi si prende cura di loro.
Torneremo sul tema della carie dei bambini in un prossimo episodio di Addenta la Salute, il podcast realizzato con la dottoressa Federica Demarosi che vi informa sui rimedi più popolari e smonta i falsi miti sul benessere della bocca. Vi aspettiamo.
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